La Rete caffè narrativi è alla ricerca di ambasciatori e ambasciatrici regionali per creare strutture di caffè narrativi vivaci a livello locale. Insieme ci rivolgiamo a istituzioni locali come biblioteche, associazioni di quartiere, comuni e parrocchie. Rhea spiega quali sono le qualità richieste per questo ruolo e come viene remunerato il lavoro.

 

Perché la Rete caffè narrativi sta cercando ambasciatori e ambasciatrici regionali?

Rhea Braunwalder: Dal momento che la nostra è un’associazione nuova vorremmo estendere l’esperienza dei caffè narrativi a un pubblico più vasto. Il nostro obiettivo è far sì che i caffè narrativi prendano piede in tutte le regioni della Svizzera. Affinché tale attività sia sostenibile nel lungo periodo, abbiamo bisogno di persone in loco che abbiano una buona rete di contatti e che mantengano vivo l’interesse. Non basta che una sede centrale organizzi caffè narrativi una tantum in ogni angolo del Paese.

Chi può presentarsi?

Cerco personalità con spirito di iniziativa disposte a realizzare un progetto di caffè narrativi o a far diventare il metodo del caffè narrativo una realtà radicata nella propria regione. La persona deve avere una buona rete di contatti, essere alla mano e comunicativa. Insieme contatteremo le parti interessate nella regione e faremo in modo che gli ambasciatori e le ambasciatrici possano organizzare autonomamente i caffè narrativi.

È necessario avere esperienza di moderazione?

Non è strettamente necessario avere esperienza nella moderazione di caffè narrativi. L’unica cosa importante è aver sperimentato personalmente il metodo nell’ambito di un caffè narrativo ed essere convinti della sua validità. Gli ambasciatori e le ambasciatrici regionali sono in contatto con i moderatori e le moderatrici della loro regione e svolgono una sorta di funzione di interfaccia tra l’associazione e i moderatori. Il segretariato è in stretto contatto con la persona e la sostiene attivamente.

Come si svolge concretamente il lavoro degli ambasciatori e delle ambasciatrici regionali?

Può variare molto a seconda della regione e delle possibilità della persona. La persona…

  • funge da referente per altre persone interessate nella regione;
  • mette in contatto moderatori e moderatrici nuovi ed esperti residenti nel cantone;
  • affianca lo sviluppo di una rete cantonale di caffè narrativi ed è disponibile a contattare istituzioni, organizzazioni, partecipanti e pubblico;
  • sostiene corsi introduttivi regionali e invita partner locali;
  • una volta all’anno partecipa a un incontro con gli ambasciatori e le ambasciatrici regionali;
  • avvia un progetto di caffè narrativi con altre persone del quartiere;
  • può essere indicata sul sito web come persona di contatto per la regione.

 

Quali sono i vantaggi per le persone che si impegnano ad assumere il ruolo di ambasciatori e ambasciatrici regionali della rete?

Scrivi a Rhea se hai una buona rete di contatti in una regione e pensi di poter sostenere la Rete dei caffè narrativi.

Nell’ambito dell’iniziativa #Amicizia, la Rete caffè narrativi e Migros-Engagement propongono una serie di caffè narrativi sul tema “amicizia”. Ci raccontiamo gli amici della sabbia, gli incontri fugaci e le occasioni mancate. Siete curiosi e desiderosi di conoscere nuove persone e i loro punti di vista? Visitate un caffè narrativo nella regione:

  • Nessun evento

Nell’agenda si trovano molti altri caffè narrativi. I moderatori e gli organizzatori di eventi possono trovare la guida “Amicizia” qui.

Johanna Kohn, professoressa presso la Scuola universitaria per il lavoro sociale della Scuola universitaria professionale della Svizzera nordoccidentale (FHNW), e un team di ricerca hanno studiato l’empatia nei caffè narrativi online. Si voleva indagare se anche la modalità online potesse contribuire alla coesione sociale. L’ipotesi teorica che l’empatia sia un fattore chiave per la diversità e che possa essere prodotta attraverso le narrazioni è stata ampiamente confermata dallo studio.

I risultati dimostrano che l’empatia svolge un ruolo importante nei caffè narrativi sia a livello verbale che non verbale. Chi ha partecipato allo studio ha riferito di una profonda comprensione e rispetto nonché del bisogno di conoscere meglio le altre persone. A livello individuale, la maggior parte si è sentita compresa, presa in considerazione e rispettata, e ha sentito il bisogno di sapere di più degli altri. L’ascolto si è rivelato una dimensione fondamentale dell’esperienza empatica. A livello di gruppo, nel corso dei caffè narrativi si è sviluppato un senso di comunità e di appartenenza.

Si possono allacciare nuovi contatti

Lo studio sottolinea anche l’importanza della moderazione, delle condizioni generali e di uno spazio sicuro per la modalità online. Una struttura chiara, una gestione rispettosa del dialogo e delle regole creano uno “spazio protetto” in cui le persone rivelano volentieri qualcosa di sé. La moderazione ha un ruolo cruciale, creando un’atmosfera di rispetto e buona volontà e collegando le storie di chi partecipa.

C’è anche chi è rimasto in contatto pure in seguito. Il desiderio di fare qualcosa per l’altro e con l’altro è un’ulteriore dimensione del comportamento empatico. Tuttavia, non è stato possibile verificare la durata dell’empatia dimostrabile una volta terminati i caffè narrativi.

Il team di ricerca suggerisce di considerare i piccoli progetti successivi e gli incontri che hanno luogo dopo i caffè narrativi come indicatori di continuità. Un confronto con caffè narrativi in presenza e un’indagine sulle differenze tra la modalità online e offline sarebbero approcci interessanti per progetti di ricerca futuri.

Risultati importanti per i caffè narrativi online

Il team di ricerca, che ha esperienza con i caffè narrativi in tutti i formati, ha rilevato quanto segue:

  • nel caffè narrativo online, la parte dedicata al caffè non è stata utilizzata per dialogare e proseguire la narrazione; al contrario, chi partecipava ha fatto una pausa dallo schermo per muoversi, andare in bagno o prendere qualcosa da mangiare e da bere. Nei caffè narrativi in presenza, invece, il momento del caffè svolge un importante ruolo a livello personale e metodologico. D’altra parte, è stata sfruttata attivamente l’opportunità di scambiare idee su argomenti specifici nei momenti di riflessione moderata subito dopo la pausa.
  • In alcuni casi, le storie raccontate nei caffè narrativi online erano più personali, più intime e in grado di essere vissute con una maggiore profondità rispetto a quanto osservato nei caffè narrativi in presenza. Sarebbe interessante verificare l’ipotesi che partecipare dal proprio spazio personale sicuro e potersi disconnettere in qualsiasi momento diano maggiore sicurezza e confidenza.

Trovi lo studio scientifico completo qui.

Come viene definita l’“empatia” nello studio?

L’empatia è la capacità di riconoscere e reagire ai pensieri e ai sentimenti delle altre persone, soprattutto in relazione alla loro sofferenza. Esistono due forme principali di empatia: l’empatia affettiva, che scatena in noi una risposta emotiva, e l’empatia cognitiva, che riconosce la prospettiva e lo stato emotivo dell’altra persona senza che si crei un’unione di questi sentimenti con i nostri. La combinazione di entrambe le forme porta alla compassione, intesa come reazione alla sofferenza altrui. L’empatia è un’interfaccia tra razionalità ed emotività che permette di comprendere la prospettiva delle altre persone non solo dal punto di vista razionale ma anche emotivo.

Informazioni sullo studio

Lo studio scientifico è stato finanziato dalla Scuola universitaria professionale della Svizzera nordoccidentale (FHNW), Scuola universitaria per il lavoro sociale, e dal Percento culturale Migros. Johanna Kohn ha condotto l’indagine con Noemi Balsiger, Daniele Bigoni e Simone Girard-Gröber in Svizzera da giugno 2021 a novembre 2022. Lo studio affronta la questione se e come si mostri empatia nei caffè narrativi online e come la si possa promuovere. Allo studio hanno partecipato nove persone, osservate in tre caffè narrativi.

Il 17 ottobre 2023 si è svolto a Lugano presso la SUFFP – Scuola universitaria federale per la formazione professionale,  l’incontro tematico di approfondimento della Rete caffè narrativi per la Svizzera italiana. Per questo evento abbiamo scelto un tema tanto importante quanto complesso: la gestione della privacy durante la condivisione delle storie autobiografiche. All’evento hanno preso parte Marilù Zanella (Auto aiuto Ticino), Noè Albergati (SUFFP), Ludmila Crippa (moderatrice della Rete Caffè narrativi), Michelle Colombo (autrice di una tesi sull’aiuto formale e informale).

Di Valentina Pallucca Forte

Il tema scelto ci ha permesso di mettere a confronto diversi metodi di condivisione, con i quali a volte si fa confusione: in particolare, il gruppo di auto-aiuto e la Human library.

Partendo dal presupposto che chi partecipa ad un caffè narrativo ha voglia di svelare una piccola (o grande) parte del proprio vissuto, può succedere che la persona cominci a raccontare troppo di sé. Capita a volte che presi dal momento, dall’ambiente informale ed accogliente, ci si lasci andare e si sveli alle altre persone più di quanto in realtà si desidera o si era pianificato.

Nel gruppo di auto-aiuto la situazione è forse ancora più delicata, poiché spesso si affrontano dei temi sensibili. Se, ad esempio,  partecipo ad un gruppo di auto-aiuto sul tema dell’anoressia perché mia figlia ha un disturbo alimentare, chi mi vede partecipare si rende conto che nella mia famiglia c’è questa problematica. Chi protegge la privacy di mia figlia? Quanto posso raccontare di lei all’interno del gruppo? Qual è il limite in questi casi? Durante l’incontro è emerso che in città piccole come Lugano la questione diviene ancora più delicata, in quanto è possibile che durante il gruppo si incontri qualche persona che si conosce.

Incontro di Human library

Un’interessante testimonianza è giunta da una partecipante, che ha voluto sperimentare anche un ulteriore metodo di condivisione: la Human library. Durante un incontro di Human Library le persone si trasformano in libri pronti da essere sfogliati. Si mettono a disposizione delle altre persone per un tempo determinato, pronti ad essere letti, vale a dire a ricevere domande sulla propria storia personale. Questa la sua testimonianza:

“Ho accolto subito e con grande entusiasmo la proposta di prestarmi come libro umano per la Human library, ma condividendo la notizia con la mia famiglia ho riscontrato parecchie resistenze da parte loro. La storia della mia vita è intrecciata con quella dei miei familiari e loro non erano entusiasti quanto me di condividerla in pubblico. Alla fine, ho preferito tirarmi indietro per salvaguardare la loro privacy.”

Grazie a questo racconto capiamo come le nostre storie di vita sono inevitabilmente connesse con le storie di vita dei nostri familiari, amici, persone vicine. Nonostante sia possibile mettere in atto una serie di piccole strategie per preservare la nostra privacy o quella delle persone vicine a noi, stabilire un limite oltre al quale decidiamo di non spingerci, vale sempre la pena ribadire a chi partecipa l’invito alla riservatezza e al rispetto di ciò che viene condiviso.

Nell’ambito della gestione della privacy si manifesta con decisione l’importanza del ruolo del moderatore o della moderatrice in fatto di protezione della persona che racconta, che è chiamato/a ad individuare e gestire con sensibilità le situazioni che possono mettere a rischio la riservatezza di chi racconta la propria storia.

La moderazione di un caffè narrativo è un’arte che si impara strada facendo. A questo proposito, ricordiamo che la Rete caffè narrativi offre regolarmente corsi introduttivi per diventare moderatori e moderatrici di caffè narrativi, oltre a momenti di scambio e approfondimento.

Sulla nostra agenda è possibile trovare gli eventi in programma prossimamente.

Maggiori informazioni sulla Human Library in questo video:

Il 15 settembre 2023 ha avuto luogo la Giornata Internazionale della Democrazia. La scuola di Poschiavo ha aderito con entusiasmo all’iniziativa: tutte le 9 classi dell’istituto (circa 130 allieve e allievi) si sono ritrovate, con il proprio insegnante di classe e alcuni membri del Parlamento giovanile, per un caffè narrativo sui vari temi della democrazia. Catia Curti, responsabile del grado secondario I delle scuole di Poschiavo, ci racconta qualcosa di più su questa giornata.

Forte, intensa, liberatoria. Questi sono alcuni degli aggettivi usati dagli allievi del GSI di Poschiavo per definire l’esperienza del caffè narrativo tenutosi venerdì 15 settembre sul tema della democrazia. Un’ora e mezza di chiacchierate, discussioni, a volte di voci che si alzavano, altre di lacrime che scendevano. I membri del parlamento giovanile, allievi di terza che dallo scorso anno si fanno portavoce delle necessità dei giovani in valle, hanno scelto un tema, nel variegato mondo della democrazia, e lo hanno presentato alle singole classi. Da lì sono partite le discussioni.

La democrazia per noi

Si è parlato di libertà di espressione, arrivando a condividere esperienze di chi non sempre si sente libero di esprimersi ed essere sé stesso in famiglia, a scuola, con gli amici. Si è discusso di conflitti, a livello mondiale ma anche interiore. Ci si è chiesti cosa sia realmente l’uguaglianza e quanto ancora sia lontana la sua attuazione, sia nella multiculturalità globale che nella piccola realtà globale. Si è spaziato da cosa vuol dire eleggere dei rappresentati, partendo dalle votazioni a scuola per i membri del parlamento giovanile, a proporre delle iniziative culturali da portare avanti nelle lezioni. Ci si è interrogati su cosa sia un bene pubblico e quali sono i doveri di ciascuno per il mantenimento e il rispetto di ciò che appartiene a tutti.

Ogni classe, ogni gruppo, ogni allievo ha avuto modo, in queste due lezioni, di esternare i suoi pensieri, i suoi stati d’animo. Ha avuto l’occasione di parlare di temi spesso poco affrontati dai giovani e invece assolutamente utili e attuali. E ciascuno lo ha fatto con molta maturità e convinzione, mantenendo sempre alto il livello della discussione. L’esperienza ha riscosso un grande successo e in molti hanno già chiesto quando sarà il prossimo caffè narrativo.

Spesso si pensa che il tempo passato a chiacchierare sia tempo sprecato nella frenesia delle attività quotidiane. È invece una pratica assolutamente utile e salutare perché è propria dell’essere umano la necessità di condividere, di scambiare opinioni, di dialogare. E quale occasione migliore di un caffè narrativo per parlare di ciò che rende gli uomini felici e liberi: la democrazia!

Di Catia Curti, responsabile del grado secondario I delle scuole di Poschiavo

 

Natalie Freitag ha moderato l’intervisione #8 il 24 agosto 2023 a Basilea. Durante l’incontro, moderatrici e moderatori si sono confrontati, tra le altre cose, sulla questione della dimensione ideale del gruppo per un caffè narrativo. Natalie riepiloga le riflessioni che sono emerse.

All’intervisione 2023 di Basilea hanno partecipato 12 moderatrici e moderatori della Rete caffè narrativi.  Si sono incontrati per scambiare idee sul tema “caffè narrativi in grandi gruppi”. Il vivace scambio è iniziato già prima dell’evento con caffè e croissant. Dopodiché il gruppo ha iniziato con un caffè narrativo sul tema dell’estate. La corsa a piedi nudi come quintessenza dell’estate, le urla dei bambini in piscina, la libertà di vivere un ritmo quotidiano diverso, ma anche l’assenza delle compagne e dei compagni di scuola: i ricordi dell’infanzia si somigliavano. La conversazione si è poi inevitabilmente spostata sui numerosi tipi di gelato disponibili nelle piscine pubbliche. Sorprendentemente, tutte le persone del gruppo avevano un gelato preferito diverso!

Esperienze con gruppi numerosi

Johanna Kohn e Claudia Sollberger hanno quindi illustrato le loro esperienze con i gruppi di grandi dimensioni e hanno lanciato le seguenti domande in sala:

  • Qual è la dimensione ideale del gruppo per un caffè narrativo?
  • Qual è il numero minimo di persone che devono essere presenti perché si svolga una conversazione?
  • E a partire da quante persone diventa difficile moderare un caffè narrativo per una sola persona?

La professoressa Johanna Kohn e la moderatrice esperta Claudia Sollberger sanno per esperienza come moderare gruppi di 50 o 100 persone. Le persone partecipanti hanno esposto molte idee su come una moderatrice o un moderatore possono reagire quando al caffè narrativo arrivano più persone del previsto:

  • Per utilizzare il formato anche in eventi più grandi, è possibile avviare un caffè narrativo con poche persone sul podio. Il pubblico può seguire passivamente il caffè narrativo. In seguito, la narrazione può essere aperta al plenum.
  • Chi modera può dividere il gruppo numeroso in diversi tavoli. Idealmente, una persona per tavolo modera lo scambio. Le domande poste ai piccoli gruppi ai tavoli vengono poi riprese in plenaria.
  • Chi modera resta nel gruppo numeroso, ma viene supportata/o da una o due persone che la aiutano. Queste persone possono, ad esempio, portare il microfono a chi desidera intervenire.

Informare bene la committenza

La conversazione ha stimolato ulteriori racconti sulle proprie esperienze con gruppi di dimensioni diverse e, nel corso del pomeriggio, ha portato a uno scambio molto interessante sul pagamento, l’iscrizione e la cancellazione dell’iscrizione al caffè narrativo (oppure la mancanza di questa possibilità). Un’idea importante emersa è che la committenza deve essere ben informata e istruita affinché non si creino false aspettative. Spesso, infatti, non questa ha molta familiarità con l’offerta e può farsi un’idea sbagliata delle caratteristiche di un caffè narrativo.

A seguito di questo momento di scambio, si è giunti alla conclusione che sono possibili anche caffè narrativi in gruppi numerosi. La Rete caffè narrativi incoraggia tutte le moderatrici e tutti i moderatori a provarci e ad acquisire esperienza.

Dopo l’incontro, le persone partecipanti hanno gustato un ottimo pasto preparato dal Restaurant du coeur all’ombra del giardino della Zwinglihaus. Tutte e tutti erano d’accordo sul fatto di aver tratto molti benefici da questa giornata: lo scambio, la coesione del gruppo, i numerosi spunti per il proprio lavoro. Grazie a tutte le persone che hanno dato un contributo e un sostegno all’iniziativa!

A proposito: anche i nostri incontri regolari online sono degli ottimi strumenti per un breve scambio senza lunghi spostamenti! Li trovate in agenda.

 

Sull’autrice

Natalie Freitag è la coordinatrice regionale della Rete nella Svizzera tedesca. La donna, originaria della Svizzera orientale, ha moderato la conferenza e ha concluso affermando: “Vi invito a preparare con cura anche i caffè narrativi dove un solo cerchio di sedie non è più sufficiente”.

Il Coordinamento Pedibus Vaud ha scelto il formato del caffè narrativo per promuovere le sue attività intergenerazionali nella terza età e per rafforzare i legami tra gli anziani e i bambini che frequentano la scuola e altri centri parascolastici. Questi due gruppi hanno condiviso le loro storie e le esperienze vissute “sul tragitto casa-scuola”.

Intervista realizzata da Anne-Marie Nicole

Vanessa Merminod, cos’è il Pedibus?

Il Pedibus è un sistema di accompagnamento pedonale dei bambini tra i 4 e gli 8 anni nel tragitto casa-scuola sotto la sorveglianza di una persona adulta. Solitamente si tratta di genitori che a rotazione accompagnano i bambini lungo il percorso Pedibus. Nell’ambito del progetto Pedibus intergenerazionale, vogliamo sensibilizzare gli anziani all’importanza della mobilità dolce, dell’attività fisica e della coesione sociale, offrendo loro la possibilità di unirsi a una linea Pedibus.

Perché si è scelto il formato del caffè narrativo?

Il nostro obiettivo era quello di rafforzare i legami intergenerazionali tra persone che, pur non conoscendosi per forza, vivono nello stesso quartiere. Il caffè narrativo è un buon modo per far incontrare anziani e bambini, invitandoli a confrontarsi e condividere le loro esperienze e le loro storie su un tema che tutti conoscono o hanno conosciuto: il tragitto per raggiungere la scuola.

Come si sono svolti questi caffè narrativi?

All’inizio di febbraio di quest’anno si sono tenuti due caffè narrativi presso il Centre du Panorama, un luogo di incontro per anziani a Vevey. Gli anziani hanno invitato i bambini, le loro educatrici e i loro educatori nella loro “casa”, in un luogo a loro familiare. Considerata la grande affluenza, abbiamo dovuto organizzare due caffè narrativi paralleli, ciascuno per venti persone, moderati da Daniela Hersch ed Evelyne Mertens. Un terzo caffè narrativo si è tenuto a Morges, nell’ambito delle attività dei centri parascolastici. Questa volta sono stati i bambini ad accogliere gli anziani nel “loro territorio”. Per facilitare il dialogo, le moderatrici hanno portato con sé una serie di immagini suggestive relative al tragitto casa-scuola. Alla fine, per merenda abbiamo regalato a chi ha partecipato una scatola piena di cose buone: un souvenir perfetto per ogni generazione!

Come hanno reagito i/le partecipanti ai caffè narrativi?

Abbiamo ricevuto un feedback decisamente positivo ed entusiasta. Gli anziani hanno partecipato con piacere a un’attività intergenerazionale e i bambini sono stati contenti di fare qualcosa di diverso dalla solita routine. La felicità di raccontare le storie del proprio viaggio per andare a scuola è stata generale. Si è rivelato un tema particolarmente adatto a tutte le generazioni! Le regole stabilite all’inizio del caffè narrativo sono state molto apprezzate, soprattutto quella che impone di ascoltare, ma non necessariamente di parlare! Ascoltando le storie degli altri, anche chi era più riluttante ha acquisito fiducia e preso la parola. Anche i bambini più piccoli sono rimasti attenti durante la conversazione per ben 45 minuti!

C’è stato un momento che l’ha particolarmente colpita?

Certamente: a prescindere dall’epoca delle storie, il tragitto casa-scuola sembra essere sempre stato un momento speciale di amicizia. Da un lato, la storia di un’assistente sociale ventenne che accompagnava i bambini ha fatto eco a quella di un’anziana che ha raccontato di andare a scuola con la sua migliore amica, che tale è rimasta per tutta la vita. Anch’io ricordo di quel momento in cui ci si confidava tutto. Dall’altro, un bambino ci ha detto che il suo amico si era trasferito e che era triste di non poter più percorrere il tragitto con lui raccontandogli le sue storie.

Quali sono le sfide particolari che devono affrontare i caffè narrativi intergenerazionali?

Siamo ancora in una fase post-Covid in cui dobbiamo rilanciare alcune attività. Sia a Vevey che a Morges ci siamo resi conto dell’importanza del luogo scelto, soprattutto trattandosi di un’attività nuova: l’ambiente familiare ha contribuito a mettere a proprio agio sia gli anziani sia i bambini… anche se i bambini a volte sono più timidi nel prendere la parola! È emersa anche la questione della formazione equilibrata del gruppo di partecipanti. In base ai luoghi in cui si sono svolti i caffè narrativi, c’erano più anziani a Vevey e più bambini a Morges. Infine, a volte siamo limitati nella composizione da questioni logistiche e strutturali. A Morges, ad esempio, abbiamo dovuto programmare la merenda prima dell’inizio del caffè narrativo. D’altro canto, questo ci ha permesso di rompere il ghiaccio fin dall’inizio e di facilitare il dialogo in seguito.

Cosa pensate di fare prossimamente?

È sicuramente un formato che proporremo di nuovo, insieme ad altre attività artistiche e passeggiate nella natura, all’insegna dei valori del Pedibus: coesione sociale, senso di comunità, sicurezza e legami intergenerazionali.

 

Vanessa Marminod

Vanessa Merminod è la coordinatrice di Pedibus Vaud. Come tale, si occupa di far conoscere il programma Pedibus in tutto il Cantone e collabora con i Comuni, le scuole, la polizia stradale, ecc. Inoltre, sensibilizza e aiuta i genitori a creare percorsi Pedibus.

 

Oriana Togni è assistente sociale presso ProSenectute. Fra le altre attività che svolge presso la struttura “Cine…ma” di Gordola si occupa anche di organizzare e moderare i Caffè narrativi, cercando di andare incontro agli interessi e desideri dei partecipanti.

Testo: Valentina Pallucca

Come mai avete deciso di proporre i Caffè narrativi ai vostri utenti?

Oriana Togni: L’idea di proporre i caffè narrativi è emersa dopo essere venuti a conoscenza del progetto di percento culturale Migros. Questo tipo di progetto ci sembrava idoneo da proporre all’interno della Portineria sociale di quartiere, luogo dove si cerca di creare aggregazione, incontro e coesione sociale.

Chi partecipa ai vostri Caffè narrativi?

Chiunque può partecipare ai nostri caffè narrativi. La maggior parte delle persone che vi partecipa sono pensionati poiché solitamente vengono svolti nei pomeriggi, momenti in cui il resto della popolazione lavora. Per gli anziani poter partecipare a un momento di condivisione e dialogo simile è molto arricchente poiché permette loro di incontrare persone, tessere legami e diminuire così l’isolamento sociale e affrontare, allo stesso tempo, tematiche di vario genere restando al passo con i tempi.

Quali sono i temi che riscuotono maggior successo?

Nel 2022 abbiamo svolto 7 caffè narrativi all’interno della portineria Cine..ma di Gordola. Le tematiche affrontate spaziano in diversi ambiti: da quello sociale, a quello economico, culturale ed ecologico fino a sfociare in momenti più informali legati a racconti dei tempi passati. Un caffè narrativo che è stato molto apprezzato è stato quello sul tema “percorso casa scuola” svolto in collaborazione con l’associazione Pedibus. In questa occasione i partecipanti hanno spolverato nella memoria ricordi passati, raccontando i loro vissuti di quando erano bambini. In realtà tutto quello che riguarda tematiche del passato riscuote molto successo nelle persone poiché permette alle stesse di rivivere dei ricordi e riportare alla luce emozioni e momenti vissuti.

C’è un momento che ricordi in modo particolare?

Un caffè narrativo che mi è rimasto impresso nel cuore è stato quello legato al tema della migrazione. Sono rimasta piacevolmente stupita di come i partecipanti fossero molto sensibili alla tematica e ognuno di loro abbia potuto dimostrare sensibilità, empatia e apertura al prossimo a prescindere dall’origine culturale, dal ceto sociale, dal sesso o etnia che sia. È proprio vero come in questi momenti non si può mai smettere di imparare dal prossimo.

Cosa consiglieresti a chi desidera provare a moderare un Caffè narrativo?

Consiglierei vivamente di buttarsi in questa realtà. Di fatto si rimane piacevolmente stupiti dai vari punti di vista che emergono durante i racconti e che talvolta permettono di mettere alla luce delle visioni mai considerate prima. Oltre a ciò, la discussione coinvolge e indirettamente lega le persone creando una sorta di coesione sociale. Aspetto che all’interno del nostro lavoro cerchiamo ogni giorno di valorizzare.

 

CINE…ma di Gordola

La portineria di quartiere CINE…ma di Gordola è un progetto di ProSenectute. È un luogo aperto messo a disposizione della cittadinanza. Oltre a offrire i servizi tipici di una portineria di quartiere vuole essere un luogo di ascolto, ritrovo e scambio, a favore dell’intergenerazionalità e dell’inclusione sociale.

Nino Züllig è emigrata in Germania dalla Georgia in giovane età. Dal 2014 vive a Basilea, dove lavora come interprete. Insieme alla HEKS di Basilea Città e Campagna, ha condotto come moderatrice dei caffè narrativi interculturali. Persone originarie dell’Ucraina e della Georgia hanno parlato della propria nazione e della vita in Svizzera.

 

Ti ricordi del tuo primo caffè narrativo?

Nino Züllig: Come no! Nell’ambito del progetto AltuM – Terza età e migrazione, la HEKS di Basilea Città e Campagna voleva offrire dei caffè narrativi a persone anziane immigrate. Dato che lavoro da molto tempo come interprete per la HEKS, sapevano che parlo russo. Nella primavera 2022 ho tenuto il mio primo caffè narrativo. Hanno partecipato alcune persone rifugiate ucraine e una coppia georgiana di mia conoscenza.

Perché avete proposto il caffè narrativo in russo?

In Ucraina molte persone sono bilingui e, oltre all’ucraino, la loro lingua madre, parlano anche russo. In Georgia la maggior parte delle persone anziane è ancora in grado di comunicare in russo. Il russo rappresentava quindi la nostra lingua comune.

Come viene percepito da un’ucraina un caffè narrativo in russo?

Sapevo che avrei dovuto adottare la giusta cautela nell’offrire un caffè narrativo interculturale in russo. Non si può ignorare la politica. Di solito un caffè narrativo è un ritrovo piacevole in cui ci si sente a proprio agio. Nella mia iniziativa la guerra aleggia sempre sullo sfondo. Come moderatrice devo avere sempre molto tatto, di modo che la conversazione risulti tranquilla e pacifica e le persone si trovino bene. Sia quelle a cui piace parlare russo, sia quelle che non amano questa lingua. Penso di avere un buon riscontro perché vengo dalla Georgia e comprendo entrambe le parti.

Qual è il tuo consiglio?

Durante il caffè narrativo succede spesso che un’ucraina riceva una notizia dal marito in guerra e dunque si distragga. Capisco che poi ne voglia parlare. Nel mio ruolo di moderatrice devo andarle incontro e lasciarla esprimere, ma poi anche tornare al tema dell’incontro. Il caffè narrativo deve essere un luogo di distensione dove si possa parlare di qualcosa di diverso. Il mio consiglio per moderatrici e moderatori è cambiare argomento lentamente e con cautela.

Quali sono i tuoi argomenti preferiti?

Il mio primo argomento è stato “Io in Svizzera”. Le persone hanno riflettuto su come si sentono qui, su com’è stato in passato e sulle difficoltà che devono affrontare. Dopodiché ho individuato un altro argomento: “Vivere bene in Svizzera senza spendere troppo”. Ne è derivato uno scambio di esperienze molto arricchente. Una volta preso il ritmo, ho scelto anche temi più leggeri come “Bellezza e moda”.

Al tuo caffè narrativo partecipano soprattutto persone over 55. Cosa le preoccupa?

La lingua tedesca è lo scoglio principale: le persone anziane fanno fatica ad apprendere. Più si invecchia, più l’esperienza migratoria diventa difficile. Si arriva in un luogo di cui non si parla la lingua e non si conosce la cultura – un vero salto nel buio. Organizzo questi caffè narrativi con passione ed empatia, perché so comprendere bene le preoccupazioni delle persone.

Cosa ti ha sorpreso maggiormente?

Si fanno continuamente delle scoperte. A prescindere da dove siano cresciute le persone, alcune cose sono uguali dappertutto. Una volta abbiamo svolto un caffè narrativo con persone della Svizzera, dell’Ucraina e della Georgia. E abbiamo notato che da piccole tutte facevano giochi simili e avevano persino cibi preferiti simili. La mia conclusione è che il mondo è piccolo, non siamo poi così diversi.

Intervista: Anina Torrado Lara

Legenda: Nino Züllig ha proposto la preparazione dei biscotti come tema per un caffè narrativo.

 

L’intervistata

Nino Züllig ha studiato tedesco all’università in Georgia e si è trasferita in Germania da giovane. Nel 2014 si è spostata con il marito a Basilea. Lavora come interprete interculturale e organizza regolarmente caffè narrativi. Nel tempo libero ama stare con la famiglia e a contatto con la natura incontaminata.

Caffè narrativi interculturali

Dal 2022, nell’ambito del progetto AltuM – Terza età e migrazione, la sede di Basilea Città e Campagna della HEKS offre caffè narrativi. Sei mediatrici e mediatori culturali hanno seguito un apposito corso di formazione con Johanna Kohn e da allora propongono caffè narrativi in diverse lingue. L’iniziativa proseguirà anche quest’anno. I caffè narrativi sono legati tematicamente con altre offerte del progetto AltuM di Basilea Città e Campagna.

Tra giugno e dicembre 2022, su richiesta della città di Ginevra, ho moderato una dozzina di caffè narrativi con i/le residenti di una casa di cura. Un’esperienza umana molto arricchente, che richiede maggiore capacità di adattamento e più creatività di altre per fronteggiare l’imprevisto.

“Cosa ci racconterà oggi?” Questa è la domanda che mi viene posta immancabilmente ogni volta che vengo chiamata a moderare un caffè narrativo con persone anziane che vivono in una casa di cura, prima ancora di aver avuto il tempo di spiegare l’idea di fondo e lo svolgimento del caffè narrativo al quale sono state invitate. E immancabilmente rispondo, con un ampio sorriso che spero piacevole e rassicurante: “Non sono io, sarete voi a raccontare la vostra storia!”, suscitando lo stupore generale. Questo approccio mi porta a credere che parlare di sé e delle proprie esperienze nel contesto di una casa di cura o di riposo avvenga tendenzialmente durante conversazioni private nell’intimità della propria stanza.

Su richiesta del Dipartimento della Cultura e della Transizione Digitale (DCTN) della Città di Ginevra, nell’ambito della promozione del sito web mirabilia.ch sono stati proposti dei caffè narrativi a circoli per anziani e a case di cura. L’obiettivo era presentare questa nuova piattaforma digitale a un pubblico di anziani e far conoscere loro il ricco patrimonio dei musei e delle istituzioni culturali della città. Così, tra giugno e dicembre 2022, sono stati organizzati quindici caffè narrativi, la maggior parte dei quali in case di cura, su argomenti ispirati ai temi trattati sul sito web mirabilia.ch, in questo caso il viaggio.

Conoscersi meglio… anche se ci si conosce già

In generale, e anche quando il piacere di partecipare non era sempre evidente all’inizio, i/le residenti in casa di cura hanno apprezzato molto questi momenti di conversazione rispettosa e di ascolto empatico. Anche se questi incontri non hanno raggiunto pienamente l’obiettivo di promuovere il sito mirabilia.ch, hanno permesso ai/alle partecipanti di esprimersi, di raccontare le loro esperienze, di scoprirsi e di conoscersi meglio al di là del contatto quotidiano.

Cosa ancora più importante: i caffè narrativi hanno (ri)dato a ogni persona un posto singolare e un’identità individuale all’interno del gruppo e hanno valorizzato le storie personali in modo ancora più forte perché i presenti hanno ascoltato con attenzione, senza interrompere, senza commentare, senza giudicare. “A differenza di quanto avviene di solito, si sono ascoltati a vicenda, senza interrompersi o contraddirsi”, ha osservato una collaboratrice presso una casa di cura. Le regole di discussione che si applicano ai caffè narrativi possono sembrare ovvie, ma si rivelano fondamentali in questo contesto.

Adattamento e creatività

La moderazione di caffè narrativi con anziani le cui capacità funzionali, cognitive o sociali sono tendenzialmente in declino pone delle sfide particolari. È necessario sapere adattarsi a circostanze impreviste e avere creatività “per modificare l’impostazione metodologica prevista e riprenderla poi quando risulta vantaggiosa per chi partecipa, in termini di riconoscimento, esperienza e interazione reciproca”, come sottolinea Johanna Kohn, docente presso l’Istituto per l’integrazione e la partecipazione della Scuola universitaria professionale della Svizzera nordoccidentale e membro del team della Rete Caffè narrativi Svizzera.*

Considerando il viavai degli operatori e delle operatrici sanitari/e nella sala dedicata al caffè narrativo, sia per somministrare farmaci a un orario prestabilito, accompagnare qualcuno a una visita medica o integrare chi ha fatto un riposo pomeridiano prolungato, degli aggiustamenti sono sempre necessari. Quelli più frequenti hanno riguardato quattro aspetti:

  • Ritmo: con l’età, il ritmo rallenta. È quindi necessario adattare il modo in cui ci si rivolge alle persone, dare loro il tempo di comprendere la domanda, interpretare le parole che scelgono per esprimersi, riformulare se necessario e semplificare le domande.
  • Filo conduttore: talvolta è difficile mantenere il filo conduttore del caffè narrativo, sia da un punto di vista tematico, perché i/le residenti hanno bisogno di affrontare anche le preoccupazioni quotidiane del momento, sia da un punto di vista cronologico, perché è più difficile per loro parlare di sé nel presente, o addirittura proiettarsi nel futuro.
  • Presa di parola: gli anziani che hanno partecipato ai caffè narrativi in casa di cura mi sono sembrati più in difficoltà a intervenire spontaneamente rispetto agli altri gruppi. Ecco quindi la necessità di un giro iniziale di presentazioni in modo che tutti possano dire il proprio nome e far sentire la propria voce almeno una volta; ciò ha permesso di instaurare un clima di fiducia e, in seguito, di chiamare per nome le persone che sembravano volersi esprimere ma che non osavano farlo senza essere invitate.
  • Udito: molte persone anziane hanno problemi di udito. È quindi importante parlare ad alta voce e lentamente. Purtroppo, queste accortezze non sempre sono sufficienti e a volte creano frustrazione e fastidio nel gruppo. In una delle case di cura, un residente con problemi di udito è stato dotato di una cuffia collegata a un microfono. In modo del tutto naturale, il microfono è diventato un “bastone della parola”, che è stato poi passato a tutti/e coloro che volevano raccontare la loro storia.

Anche l’emozione non è mancata in questi incontri in casa di cura, sia sotto forma di risate che di lacrime. “Si sono creati nuovi legami tra persone che, senza saperlo, avevano punti in comune nelle loro storie di vita”, ha riferito qualche giorno dopo una collaboratrice che era presente al caffè narrativo. “Si è instaurata una sorta di complicità tra le persone che hanno partecipato, condividendo la sensazione di aver vissuto insieme qualcosa di speciale”.

Autrice: Anne-Marie Nicole

Johanna Kohn, “EB Erwachsenbildung. Vierteljahresschrift für Theorie und Praxis” (Formazione degli adulti. Pubblicazione trimestrale di impostazione teorica e pratica), Quaderno 4, 66° anno, 2020, a cura di Educazione cattolica degli adulti Germania (Katholische Erwachsenenbildung Deutschland – Bundesarbeitsgemeinschaft e. V.)